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2023 Palazzo Cucca-Mistrot a Villarbasse P.te

   

Palazzo Cucca Mistrot
 
FOTO PRIMA DELL'INTERVENTO                                                                                                                                                                                                                                           



IN FASE DI RESTAURO!
 

Palazzo Cucca Mistrot si trova nel comune di Villarbasse in provincia di Torino. L’edificio è collocato tra Via Alla Fonte e Via Cristoforo Colombo. E’ composto di più blocchi, il più antico con forma planimetrica ad L, si sviluppa su quattro piani fuori terra di cui uno parzialmente interrato. L’aspetto è particolarmente importante per le cornici di porte e finestre a trompe l’oeil che interessano l’intera facciata. La copertura del fabbricato è a tetto con manto di copertura in coppi.
L’edificio attualmente si affaccia su più cortili ed è destinato a diverse funzioni: la parte più antica ad eventi, antiquariato e negozi di abbigliamento oltre a un ristorante, la restante parte ad abitazione e ad attività agricola per il fabbricato su Via Cristoforo Colombo.
La proprietà dell’intero comune di Villarbasse è sempre dipesa dall’abbazia di San Solutore tra i beni concessi dal vescovo Gezone al monastero. L’abbazia fu costruita tra il 1000 e il 1099 sul sito dell’attuale cittadella di Torino in onore dei martiri Avventore ed Ottavio. La comunità di Villarbasse è sempre stata caratterizzata da una certa religiosità, infatti nel 1758 l’Abate Ignazio Della Chiesa di Roddi non sopportando le liti e le rivalità, preferì cedere il feudo ad un privato che gli garantisse un tributo annuo. Infatti il 20 maggio del 1758 il conte Ignazio Mistrot di Villar San Marco fu investito della giurisdizione e dei redditi del luogo.
Al conte Ignazio Mistot di Villar San Marco, la dimora di Villarbasse gli era pervenuta dal padre Francesco, “guardia zecca” ufficiale del Duca, che l’aveva acquistata nel 1705 dagli eredi del canonico Giacomo Gay Rasino.
La residenza inizialmente abbastanza modesta era costituita da due appartamenti di due piani cadauno con cappella laterale nel cortile, a fianco della strada, oltre a due giardini recinti da muro vigna e prati.
Alla morte di Ignazio Mistrot avvenuta il 18 aprile del 1781, essendo senza prole, designò quale erede il nipote Giulio Martino Cucca di Torino che aggiunse il proprio nome a quello dei Mistrot, da questa vicenda deriva il nome del Palazzo.
Nel catasto sabaudo del 1778, Villarbasse era diviso in due borghi distinti tagliata dalle poche strade che all’epoca l’attraversavano. I due borghi erano Carre che si estendeva ad Ovest, e Palassoglio. Carre fu all’inizio la parte più abitata e più aristocratica, mentre Palassoglio era così denominato per la presenza del Palazzo degli abati torinesi di San Solutore.
Il palazzo Cucca Mistrot subì una lenta decadenza durata sino agli anni 1990 (anche se le cronache ricordano sontuosi ricevimenti offerti dal principe Umberto) fino a quando le ultime discendenti nubili si spensero, lasciando l’edificio penosamente denudato. Carlo Braida definì il Palazzo “costruzione a due ali ortogonali disimpegnate da una scala angolare con un giardino quadrato e una piccola cappella fronteggiante la strada” e trovò “meritevole di considerazione la caratteristica decorazione pittorica ad architettura illusoria e alcuni soffitti lignei.
L’edificio fu acquistato da Vincenzo Capello che con dedizione lo restaurò sia all’interno che all’esterno. Affascinano le decorazioni a trompe l’oeil delle cornici delle facciate, le finte finestre, i finti parapetti, gli ornati, gli scritti sacri e profani delle facciate e le figure tornate alla luce dopo i restauri.
Anche la cappella posta all’angolo tra via alla Fonte e via Cristoforo Colombo dedicata alla Madonna dei Boschi, nella sua semplicità rappresenta una vera e toccante immagine di devozione.
Il palazzo Cucca Mistrot è stato oggetto di restauro conservativo di tutte le facciate.
Dopo una prima indagine preliminare dei materiali, dei fenomeni e dei processi di degrado che hanno causato le alterazioni dell’apparato decorativo, sono stati eseguiti i saggi e la relazione dal restauratore dott. Lorenzo Nelsen, che hanno consentito di datare gli interventi e di conoscere lo stato di conservazione delle facciate, le finiture pittoriche, le decorazioni presenti sotto scialbo.
Il montaggio dei ponteggi consentirà di effettuare una campionatura più diffusa e precisa delle colorazioni delle facciate e una presentazione estetica delle stesse, da sottoporre e concordare con la Soprintendenza, prima di effettuare le definitive coloriture.
L’intervento ha riguardato le operazioni preliminari di asportazione dei depositi superficiali, una cauta pulizia dei residui di tinteggiatura delle antiche inferriate e dei parapetti e una sabbiatura a secco delle parti in pietra e cemento.
Alle operazioni preliminari sono seguite quelle di rimozione degli elementi impropri e delle stuccature in cemento armato, la disinfezione delle parti di facciata con muffe e licheni.
Nelle parti basse della facciata si è proceduto al rilevamento delle decorazioni e al cauto scrostamento dell’intonaco cementizio con il rifacimento a calce dell’intonaco a calce e della decorazione.
Con la presenza del ponteggio è stato possibile effettuare il consolidamento dell’intonaco e la riparazione delle crepe in tutta la facciata.
E’ stato necessario effettuare un trattamento inibitore della corrosione per tutte le parti metalliche presenti sulle facciate, come inferriate, ringhiere, perni, gazebi, a cui seguirà una verniciatura a smalto tipo ferromicaceo e al ripristino dei davanzali in pietra.
I tasselli di indagine stratigrafica eseguiti nella muratura delle facciate principali e della Cappella Privata hanno permesso di individuare l’assetto decorativo sotto scialbo, con la presenza di un intonaco originario a base di calce bianca, una prima fase di scialbo di colore bianco-grigio, una seconda di scialbo di colore giallo ocra ed infine l’attuale tinta sintetica giallo chiaro.
L’ultima tinta giallo pallido di fondo delle facciate di tipo sintetico, ha compromesso la lettura estetica dei prospetti creando una sensazione di bricolage.
L’intervento complessivo ha riproposto le decorazioni originarie dei fondi, sia per la chiesetta che per le facciate esterne ed interne al cortile dell’immobile che per il portale d’ingresso.


Progettisti:
Arch. Liliana Canavesio - Arch. Valter Bruno


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