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2019 restauro facciate Le Peschiere a Pinerolo (prov. Torino)

   
2019
Pinerolo (TO), Le Peschiere
 
                                                                                                                                                                             

Alle porte di Pinerolo sorge il complesso delle “Peschiere” costituito da un’antica tenuta adiacente all’antica borgata di “Ai Nana”, i cui terreni circostanti sono destinati alle tradizionali coltivazioni agricole.
Al centro della tenuta spicca un’ampia cascina a pianta rettangolare di stampo settecentesco a cui si affianca una villa padronale di fattura ottocentesca i cui elementi architettonici decorativi la rendono molto pregevole.
Nel corso dei secoli la casa padronale e la cascina delle “Peschiere” vennero notevolmente ampliate e abbellite ma per l’assetto definitivo occorrerà attendere il XIX secolo quando la villa venne ornata con pregevoli decorazioni in cotto di Castellamonte.
L’accesso al complesso è sottolineato da un lungo viale alberato di liriodendri posti in asse con l’ingresso attuale alla villa costituito da un’ampia e pregevole cancellata in ferro battuto; la villa vera e propria si sviluppa in adiacenza ad un ampio rustico del sei-settecentesco che conserva la tipica pianta quadrata con corte chiusa.
La cascina è costituita da un civile; da una stalla (oggi scuderia per i cavalli); da una tettoia con limonaia e da un cortile.
Tra il giardino e la corte rustica, spicca un curioso fabbricato a pianta rettangolare, chiamato “limoniera”; anch’esso reso gradevolissimo alla vista dai cotti di Castellamonte.
Alle “Peschiere” hanno soggiornato artisti e scrittori dal pittore Ernesto Bertea, che ne fu proprietario, ad Antonio Fontanesi, Alfredo D’Andrade, Vittorio Avondo, Federico Pastoris, Leonardo Bistolfi, Davide Calandra, Carlo Follini, Marco Calderini ed Edmondo De Amicis che scrisse “Alle porta d’Italia”.
Tra gli ospiti delle “Peschiere” degni di menzione occorre, infine, citare anche un giovane Ufficiale di Cavalleria di Villar Perosa, all’epoca ancora ignoto ai più, era Giovanni Agnelli.
Il giardino unisce il rinascimentale al fascino del giardino inglese ricco di alberi a foglia caduca, come il gelso, l’altea, l’ortensia e il bosso che vengono definite tipiche essenze del “vecchio giardino piemontese”; giardino che caratterizza villa Bertea. La parte est del giardino è invece dedicata alla coltivazione delle specie da frutto.
Percorrendo i sentieri si giunge alla parte caratterizzata dagli esemplari ornamentali più alti e vetusti, fra cui pado, liriodendro, maggiociondolo, tasso, faggio rosso, platano, acero, specie da fiore, quali la magnolia, il lillà indiano, le spiree, i viburni, i cornioli.
Interessante, infine, la presenza di una superficie abbastanza ampia a tappeto erboso e di un sobrio gazebo in ferro, fittamente fasciato da un glicine.
I lavori di restauro sono consistiti nella rimozione dei depositi incoerenti e delle sostanze estranee all’originale; esecuzione di tasselli d’indagine e il conseguente descialbo della superficie al fine di eliminare gli strati pittorici sovrapposti allo strato originale; pulizia di fessurazioni e fori dell’intonaco; consolidamento dei distacchi tra gli strati di intonaco; tutte le operazioni di restauro sono state precedute da un trattamento biocida per eliminare le patine algali; estrazioni di Sali solubili mediante impacchi con acqua demineralizzata, mentre in presenza di Sali fosfati e carbonati si prevede l’utilizzo di impacchi con carbonato di ammonio; rimozione di sostanze di varia natura soprammesse all’originale; consolidamento delle parti tramite la stesa di un fissativo a base di silicato liquido di potassio.
Presenza di tre diverse tipologie di apparato decorativo murale: porzione di facciata a fasce orizzontali che presenta un intonaco a granulometria fine (per questa prima tipologia sono state uniformate le superfici tramite la stesura di pittura ai silicati e vi è stata una ripresa cromatica delle parti tramite stesure in adeguata intensità di velatura tramite pittura di silicato liquido di potassio; “sfondati” e basamento a bugne (per queste parti si è prevista solo una equilibratura); apparato decorativo a graffito (si è prevista l’integrazione delle lacune).
Pulitura e consolidamento degli apparati decorativi in cotto: eliminazione delle pellicole superficiali, consolidamento delle parti tramite più riprese, ripresa cromatica tramite stesura di pigmenti in polvere applicati in velatura.
Tutte le fasi delle lavorazioni sono state condivise von l’Arch. Lorenzo Bosco.

Progettisti:
Arch. Liliana Canavesio - Arch. Valter Bruno


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